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L’impasto pinsa è il vero segreto che rende questo prodotto diverso dalle tradizionali pizze. La sua struttura leggera e fragrante nasce da una combinazione precisa di ingredienti e da un processo di lavorazione che ne esalta la croccantezza e la digeribilità

A differenza di altri tipi di impasti, prevede un mix di farine specifico e un’idratazione elevata, che contribuiscono a ottenere un risultato più soffice all’interno e croccante all’esterno. Un’altra caratteristica fondamentale è la lunga maturazione, che consente di sviluppare sapori più intensi e di migliorare la resa finale. Ogni passaggio è essenziale per creare una base perfetta, capace di esaltare qualsiasi condimento.

Gli ingredienti essenziali per un impasto perfetto

Approfondisci le tecniche dell'impasto della pinsa per un risultato irresistibile per scoprire come la scelta degli ingredienti influisce sulla qualità finale. La farina è il punto di partenza: un mix equilibrato garantisce la giusta consistenza. L’acqua determina morbidezza e croccantezza, mentre il lievito attiva la fermentazione e dona leggerezza. Il sale rafforza la struttura e intensifica i sapori, mentre l’olio extravergine d’oliva contribuisce a una maggiore elasticità. È il bilanciamento di questi elementi, insieme alla corretta lavorazione, a fare la differenza tra un risultato mediocre e un impasto fragrante e digeribile.

Tecniche di impasto e lavorazione: i passaggi fondamentali

La preparazione segue un procedimento preciso che permette di ottenere una base leggera e fragrante. La fase di idratazione è essenziale: l’acqua viene incorporata gradualmente per favorire la formazione del glutine e migliorare l’elasticità. Durante la lavorazione, l’impasto viene manipolato con attenzione per sviluppare una struttura ben areata, evitando di scaldarlo eccessivamente. Il vero segreto sta nei tempi di riposo: lasciarlo maturare in frigorifero fino a 72 ore consente una fermentazione ottimale, migliorando la digeribilità e intensificando gli aromi. Dopo la lievitazione, viene diviso in porzioni e steso delicatamente con le mani, mantenendo la caratteristica forma allungata senza alterarne la consistenza.

Precottura e cottura: differenze tra casa e pizzeria

Il metodo di cottura influisce notevolmente sul risultato finale. Nei forni professionali, la base viene precotta a temperature elevate, tra i 300 e i 320°C, per pochi minuti. Questo processo permette di ottenere una struttura croccante all’esterno e soffice all’interno, mantenendo la giusta umidità. A casa, dove i forni raggiungono temperature più basse, si possono adottare alcuni accorgimenti per ottenere un risultato simile. L’uso di una pietra refrattaria o una teglia capovolta aiuta a distribuire meglio il calore, migliorando la consistenza. Anche la doppia cottura può essere utile: prima una fase a temperatura più alta per formare la crosta, poi un passaggio più breve per completare la preparazione senza seccare l’impasto.

Abbinamenti perfetti tra pinsa e birra artigianale

Un impasto pinsa ben fatto merita di essere accompagnato da una bevanda che ne esalti le caratteristiche, creando un equilibrio perfetto tra sapori e consistenze. La leggerezza e la croccantezza della base si sposano particolarmente bene con le birre artigianali, che grazie alla loro varietà di stili offrono combinazioni uniche senza sovrastare il gusto dell’impasto.

Per una pinsa bianca, condita in modo semplice con olio e rosmarino o con formaggi freschi, l’abbinamento ideale è una Blanche, dal profilo agrumato e speziato, capace di esaltare le note aromatiche dell’impasto e aggiungere una piacevole freschezza. Se la versione scelta è arricchita con pomodoro, meglio orientarsi su una Pale Ale, che con il suo amaro delicato riequilibra l’acidità della salsa senza coprirne il gusto.

Quando la farcitura diventa più intensa, con salumi stagionati, formaggi erborinati o ingredienti dal sapore deciso, è preferibile una birra con maggiore struttura. Una Bock o una birra ambrata sono perfette per accompagnare questi ingredienti, grazie al loro corpo pieno e al retrogusto maltato, che dona armonia e rotondità al palato. I salumi DOP e IGP, con il loro sapore intenso e la lavorazione tradizionale, offrono combinazioni particolarmente interessanti.

Le birre ad alta fermentazione, grazie alle loro note aromatiche e alla ricchezza di sfumature, rappresentano una scelta ideale per valorizzare la pinsa. Ogni stile ha le sue peculiarità, dalle più leggere e fruttate fino a quelle più corpose.

L’arte di bilanciare sapori e consistenze

Ottenere un impasto perfetto non è solo questione di ingredienti, ma di equilibrio tra struttura e gusto. La combinazione di farine, la corretta idratazione e i tempi di maturazione trasformano una semplice base in un prodotto fragrante e digeribile. Ogni fase del processo contribuisce a definire la consistenza finale, che deve essere croccante fuori e morbida dentro. La vera abilità sta nel lavorarlo con delicatezza, rispettando i tempi necessari affinché sviluppi il giusto profilo aromatico. Quando la tecnica è corretta, il risultato si riconosce al primo morso: leggero, saporito e irresistibile, pronto per valorizzare qualsiasi farcitura.

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Conoscete tutti la pinsa, la specialità romana che negli ultimi anni ha conquistato il palato dei più? Abbiamo una variante da proporre per tutti coloro che, proprio no, non amano solamente il salato: la pinsa dolce, rivisitata persino nella versione gourmet con ingredienti particolari e di prima scelta. Ideale per uno spuntino, per merenda, o semplicemente per concludere una cena speciale con gli ospiti.

Esplora le sorprendenti varianti della pinsa dolce che stanno conquistando i palati più esigenti: prova un prodotto che si prepara in pochi minuti e che – davvero – solletica le papille gustative con un prodotto rivisitato in chiave dessert, sfizioso e facilissimo. 

Pinsa dolce al cioccolato, gli abbinamenti

Impossibile resistere al cioccolato, pura tentazione: siamo abituati a spalmare le creme al cioccolato sulle fette biscottate, sulla piadina e sovente sulla pizza. Ma avete mai provato la pinsa al cioccolato? Un tripudio di sapori che si può personalizzare ulteriormente con ingredienti dolci, come la granella di nocciole per il topping, o ancora la granella di pistacchi, ma c'è chi non rinuncia alle fettine di frutta fresca, tra cui le fragole di stagione o la banana. 

Naturalmente sono solo delle idee, e non può di certo mancare una spolverata di zucchero a velo alla fine, ma possiamo realizzare un dolce in pochi minuti buono e goloso, che piace a grandi e piccini, il che non è affatto scontato. Naturalmente abbiamo libera scelta riguardo al cioccolato da usare, l'importante è che sia di ottima qualità, dalla crema di nocciole fino al cioccolato bianco, o il cioccolato fondente per chi ama davvero il sapore puro del cacao. E per chi vuole concedersi un piccolo peccato di gola, allora si può condire ulteriormente con cioccolatini particolari, che non fungono solo da topping in questo caso, ma da vera tentazione.

Pinsa al crema di pistacchio, per veri intenditori 

Siamo alla ricerca di una variante gourmet per servire la pinsa alla fine di un pasto? Negli ultimi anni c'è un ingrediente che è diventato famosissimo sui social: in realtà è sempre stato rinomato e ricercato, ma su Instagram è indubbio che abbia subito una nuova primavera, per così dire, consolidandosi come trend. Stiamo parlando del pistacchio, più precisamente del pistacchio di Bronte, conosciuto dai più come il nome di oro verde siciliano.

Se vogliamo creare un dessert buono ma pregiato, possiamo usare il pistacchio di Bronte come ingrediente principale ma abbiamo comunque la possibilità di giocare con le consistenze e di proporre diverse varianti. Per esempio il pistacchio si abbina molto bene al cioccolato bianco, e come topping, per quella nota croccante a cui non si può dire di no, consigliamo di usare le mandorle tritate.

La pinsa al tiramisù

Uno degli aspetti positivi di scegliere la pinsa come dessert per fine pasto è che stiamo parlando pur sempre di un prodotto versatile, che possiamo farcire come preferiamo. Ma non solo: questa specialità è relativamente nuova, quindi sperimentare è molto più facile. Divertiamoci in cucina prendendo ispirazione dai classici della tradizione italiana (e non solo): perché non provare a questo punto una pinsa al sapore di tiramisù

È uno dei dolci più amati al mondo, conteso dal Veneto e dal Friuli Venezia Giulia, un dessert al cucchiaio che si realizza con pochi ingredienti ma che fa gola a molti. Possiamo semplicemente preparare una crema al mascarpone, da aromatizzare con un liquore a scelta, solitamente il Marsala, e finire con un topping di cacao amaro. Al posto dei savoiardi viene usato l'impasto per la pinza, ma nulla ci vieta di sperimentare ulteriormente per raggiungere un risultato fedele all'originale. In cucina, la creatività è tutto!

Pinsa con marmellata

In questo caso la preparazione è facilissima: non dobbiamo fare altro che scegliere la nostra marmellata preferita, per un risultato a dire il vero molto fresco e persino delicato, anche in base agli abbinamenti che proviamo. Per esempio, la combo con marmellata di albicocche e mandorle è piuttosto particolare, ma possiamo usare una marmellata di ciliegie o di fragole per farcire la pinsa. Spazio all'inventiva e alla creatività, per un risultato che alla fine stupirà i commensali. E il tuo palato!

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Un cocktail “scalciante”, che confonde la geografia e divide sull’utilizzo del cetriolo. Ma anche che, come tutti i grandi classici, subisce molte rivisitazioni… tra cui quella con la birra!

Il “mulo di Mosca”: sembra russo ma non lo è

Un cocktail fresco e dissetante, il cui nome evoca origini russe ma che in realtà è tutto americano. L’idea del Moscow Mule nasce infatti in un bar statunitense nel 1941, dall’incontro di due imprenditori (John. G. Martin e Jack Morgan), uno che tentava con scarso successo di distribuite negli Stati Uniti una vodka russa (la Smirnoff) e l’altro (proprietario di un locale rinomato di Hollywood, il Cock'n'Bull Tavern) che cercava di lanciare sul mercato la sua ginger beer. I due provarono a unire le loro materie prime e, per rendere il drink più aspro, capace di "scalciare come un mulo" nella gola di chi lo avesse bevuto, aggiunsero un po’ di lime. Il riferimento a Mosca, dunque, si deve unicamente alla presenza della vodka e non alle origini del cocktail. Per un certo tempo, tuttavia, i due tentarono di lanciare il drink con il nome di “Vodka Buck” (in quanto appartenente a quella categoria di bevande a base di Ginger Ale o Ginger Beer), ma questo nome non piacque al mercato, laddove invece il gusto del cocktail stava conquistando tutta l’America. Per questo intorno agli anni Cinquanta fu ribattezzato e da allora si chiamò solo “Moscow Mule”.

Il servizio (in rame) non è casuale

Il Moscow Mule è stato il primo drink della storia della miscelazione ad essere servito in una “tazza” di rame. La scelta di questo materiale non ha affatto un mero ruolo estetico, ma è funzionale innanzitutto a far sì che il contenitore (essendo il rame un ottimo conduttore) si raffreddi più velocemente, risultando subito pronta ad accogliere gli ingredienti da mescolare. La seconda motivazione (priva tuttavia di qualsiasi fondamento scientifico) vorrebbe che l’interazione tra il rame e l’acidità sia responsabile del particolare retrogusto acquisito dal cocktail.

Un successo senza tempo

Fin dalla sua invenzione, il Moscow Mule è divenuto uno dei long drink più in voga tra gli amanti del bere miscelato e dal 2011 fa parte della lista ufficiale dell'Associazione internazionale dei bartenders (Iba), che ne ha cristallizzato la ricetta (a base di solo Vodka, Ginger Beer, Succo di lime fresco e 1 fetta di lime) e il grado alcolico (circa 38,8%).

Ma come sempre avviene per le preparazioni divenute “classici” (che si tratti di food o di beverage), non mancano le rivisitazioni. Una di quelle più diffuse, come il Moscow Mule di Sonia Peronaci, prevede l’aggiunta di una fetta di cetriolo come guarnizione. Non si tratta di un ingrediente scelto a caso per il suo gusto fresco, ma probabilmente di un’interpretazione errata data da bartender dell’Est Europa che, facendosi ingannare dal nome, avrebbe voluto dare un “tocco russo”, richiamandosi all’usanza russa di accompagnare gli shottini di vodka liscia con dei cetriolini in salamoia da sgranocchiare.

Altre varianti sono:

  • il London Mule: che contiene gin al posto della vodka;
  • il Kentucky Mule: preparato con bourbon in sostituzione alla vodka;
  • il Mexican Burro (noto anche come El Burro) che invece della vodka contiene la tequila.
  • il Moscow Mulime, una rivisitazione tutta italiana, firmata Sanpellegrino: un long drink fresco e speziato che mantiene la vodka e il succo di lime, sostituendo però il Ginger Beer con il Sanbitter emozioni zenzero, dal sapore intenso.

Anche a base di birra

Il Moscow Mule è anche uno dei cocktail storici che sono investiti dalla nuova tendenza dei cocktail miscelati con la birra, utilizzata come ingrediente base in alternativa ai più comuni champagne o prosecco e aggiunta nel bicchiere sempre come ultimo ingrediente per non annullare l’effetto della fermentazione (ovvero per non perdere le caratteristiche bollicine).

Come sempre quello che conta è mantenere una certa armonia nei gusti, per questo al momento della scelta degli abbinamenti è importante ricordare che, come abbiamo scritto qui, ogni birra ha una propria intensità di gusto che si sposa bene con alcuni ingredienti piuttosto che con altri: per esempio le birre belga hanno un sapore erbaceo (“grassy” in inglese), che si sposa perfettamente con il gin, mentre le birre scure ad alta fermentazione, forti e decise, stanno meglio con la dolcezza del rhum.

Per quanto riguarda l’amarezza invece, è da tenere presente che nelle birre troppo luppolate può variare molto a seconda degli ingredienti con cui vengono miscelate, ed è quindi meglio evitarle. In ogni caso, come in tutti i settori (soprattutto d’avanguardia), il trucco è solo uno: sperimentare e assaggiare!

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Il settore Horeca (hotel, ristoranti e catering) è in continua evoluzione e Horecava rappresenta l’evento annuale in cui questa evoluzione prende forma, portando sotto i riflettori le tendenze e le innovazioni che stanno trasformando il mercato. Dal 13 al 16 gennaio 2025, il centro espositivo RAI di Amsterdam si trasformerà nuovamente in un grande hub per professionisti provenienti da tutto il mondo, che si ritroveranno per discutere, scoprire e confrontarsi sulle sfide e le opportunità del settore.

Horecava, una tradizione che guarda al futuro

Fin dal suo esordio nel 1957, Horecava ha costruito una solida reputazione come uno degli eventi di riferimento per il settore Horeca. Ogni anno, migliaia di professionisti si incontrano per esplorare nuove idee, soluzioni e strategie per far crescere le proprie attività. Con un mix di espositori che spaziano dalle grandi multinazionali alle piccole start-up, Horecava si è affermata come piattaforma per l’innovazione e il networking a livello internazionale.

L’edizione 2025 promette di portare questa tradizione a un nuovo livello, offrendo una visione completa delle tendenze più recenti che stanno modellando il settore. Gli oltre 60.000 visitatori attesi potranno immergersi in una vasta esposizione di prodotti e servizi che coprono tutte le aree chiave dell’Horeca, dal cibo e bevande alle attrezzature per la cucina, dalla gestione alberghiera alla digitalizzazione.

Un focus particolare sull’innovazione digitale

Il digitale ha trasformato in modo radicale il settore Horeca negli ultimi anni e Horecava 2025 metterà in evidenza le soluzioni tecnologiche più avanzate che stanno ridefinendo il modo di fare business. Tra i temi principali, ci sarà l’uso dell’intelligenza artificiale e del machine learning per ottimizzare le operazioni quotidiane, come la gestione delle scorte, la pianificazione dei turni del personale e l’analisi delle abitudini dei clienti.

Inoltre, l’adozione di software di gestione integrata che unificano i diversi aspetti del ristorante o dell’hotel, dalla prenotazione alla gestione delle recensioni, sarà uno dei temi centrali.

Horecava verso un futuro più sostenibile

Il tema della sostenibilità è al centro dell’attenzione nel settore Horeca e Horecava 2025 offrirà uno spazio dedicato alle soluzioni che possono aiutare ristoranti, hotel e catering a ridurre il loro impatto ambientale. Dalle tecnologie per la gestione efficiente delle risorse energetiche, all’uso di materiali riciclati e compostabili, fino alle soluzioni per la riduzione dello spreco alimentare, l’evento sarà un punto di incontro per tutti coloro che desiderano implementare pratiche più sostenibili nelle proprie attività.

Uno dei focus principali sarà la presentazione di nuove strategie per combattere lo spreco alimentare, un problema che sta assumendo proporzioni sempre più rilevanti. Le soluzioni proposte includono piattaforme per la gestione delle scorte in modo più efficiente, programmi di donazione del cibo in eccesso e nuove tecniche per il recupero degli avanzi, trasformandoli in nuovi piatti. Inoltre, ci saranno dimostrazioni su come la gestione delle risorse idriche ed energetiche può essere ottimizzata, riducendo i costi operativi e l’impatto ambientale.

La formazione al centro, apprendere e innovare

Partecipare a Horecava non significa solo esplorare nuove tecnologie e prodotti, ma anche crescere a livello professionale. L’edizione 2025 offrirà una vasta gamma di workshop e seminari formativi, tenuti da esperti del settore che condivideranno le loro esperienze e le migliori pratiche. Questi incontri copriranno tematiche come la gestione del personale, le tecniche di marketing digitale, le strategie di fidelizzazione dei clienti e l’uso dei social media per migliorare la visibilità del proprio brand.

I partecipanti avranno l’opportunità di apprendere tecniche e strumenti che possono essere immediatamente applicati nella gestione quotidiana delle loro attività.

Le start-up e il futuro dell’Horeca

Uno degli spazi più dinamici di Horecava è il “Padiglione Start-up”, dove le giovani imprese avranno l’opportunità di presentare le loro soluzioni innovative per il settore Horeca. Questa sezione della fiera è dedicata alle idee più rivoluzionarie, che spaziano dal food-tech alle soluzioni per migliorare l’efficienza operativa e la sostenibilità.

Tra gli altri padiglioni tematici vi è il “Padiglione Mediterranea”. Questo spazio celebra la ricca tradizione culinaria dei Paesi mediterranei, mettendo in risalto ingredienti freschi, autentici e sapori vibranti. Espositori provenienti da Italia, Spagna, Grecia e altri Paesi mostrano prodotti tipici come olio d’oliva, formaggi, vini e spezie, promuovendo l’incontro tra tradizione e innovazione gastronomica.

Un’esperienza unica per professionisti globali

Horecava non è solo un evento olandese, ma una fiera che attira partecipanti da tutto il mondo. La presenza di espositori e visitatori internazionali rende l’evento un punto di incontro per culture e pratiche diverse, offrendo un’opportunità unica per scoprire come i professionisti di altri Paesi affrontano le sfide del settore. Questo scambio di idee e best practice è uno degli aspetti più preziosi di Horecava e permette ai partecipanti di ampliare i loro orizzonti e acquisire una visione globale delle tendenze e delle strategie che stanno trasformando il mercato.

Sul sito internet della fiera trovate tutte le informazioni necessarie per partecipare alla manifestazione come espositore.

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In un mercato gastronomico sempre più competitivo, distinguersi è fondamentale. Uno dei prodotti che sta catturando l’attenzione dei gourmet e non solo è la pinsa, una variazione della classica pizza che conquista per la sua leggerezza e digeribilità. Ma come può un ristoratore vendere la pinsa efficacemente? Ecco alcuni consigli per non solo inserirla nel menù, ma farla diventare un vero e proprio best seller.

Perché la Pinsa?

La pinsa, con la sua base croccante fuori e morbida dentro, è una proposta gastronomica che risponde alla crescente domanda di cibi sani e allo stesso tempo gustosi. Non si tratta solo di un piatto trendy, ma di una vera e propria tradizione culinaria che affonda le radici nella storia romana. Offrire la pinsa nel proprio ristorante significa non solo ampliare la varietà del menù, ma anche proporre ai clienti un'esperienza culinaria unica e autentica.

Consigli per il Successo

Per trasformare la pinsa in un vero successo ci sono alcuni punti chiave da considerare: dalla selezione degli ingredienti di alta qualità alla formazione dello staff, passando per la scelta di tecniche di cottura appropriate che ne esaltino il sapore e la consistenza. Non meno importante è la presentazione e la promozione: un'immagine accattivante e una strategia di marketing mirata possono fare la differenza. Infine, è essenziale ascoltare i feedback dei clienti e adattare l'offerta alle loro preferenze. Nel prosieguo dell'articolo, esploreremo in dettaglio ciascuno di questi aspetti, fornendo ai ristoratori gli strumenti per fare della pinsa un punto di forza del loro business.

La Scelta degli Ingredienti: La Base del Successo

Uno degli aspetti fondamentali per vendere la pinsa con successo è la selezione degli ingredienti. Non stiamo parlando di semplici componenti di una ricetta, ma di veri e propri protagonisti che possono elevarne il gusto e la qualità. Farine selezionate, pomodori maturi al punto giusto, mozzarella filante di alta qualità e basilico fresco sono solo alcuni esempi di ciò che può fare la differenza. Ma come trovare il giusto equilibrio? L'esperienza insegna che il segreto sta nel saper scegliere prodotti locali, magari a km 0, che garantiscano freschezza e sostengano l'economia locale. Una pinsa con ingredienti scelti con cura è non solo un piacere per il palato, ma anche un racconto che il cliente apprezzerà e che contribuirà a fidelizzarlo.

Marketing e Promozione: Comunicare Valore

Ma cosa serve una pinsa eccellente se nessuno ne è a conoscenza? Qui entra in gioco l'arte del marketing e della promozione. Creare una storia intorno alla propria pinsa, sottolineandone l'autenticità e la qualità, è il primo passo per catturare l'attenzione. Utilizzare i social media per mostrare immagini accattivanti del prodotto, condividere recensioni entusiastiche dei clienti e organizzare eventi tematici può aumentare la visibilità e l'interesse. Non sottovalutare il potere di una buona storia: perché non raccontare l'origine dei vostri ingredienti o l'ispirazione dietro a una nuova ricetta? La pinsa non è solo cibo, è cultura, tradizione e passione. Trasmettere questi valori ai clienti li renderà non solo consumatori ma veri e propri ambasciatori del vostro ristorante.

Passando da ingredienti di qualità a una comunicazione efficace, è chiaro che vendere la pinsa richiede dedizione e attenzione ai dettagli. Ma non dimentichiamo l'importanza dell'ascolto: il feedback dei clienti è una miniera d'oro di informazioni che può guidare verso un miglioramento continuo. Non si tratta solo di vendere un prodotto, ma di creare un'esperienza che lasci il segno. E voi, siete pronti a trasformare la pinsa nel punto di forza del vostro menù?

Trasformare la Pinsa in un'Esperienza Unica

Nel panorama culinario attuale, dove l'innovazione e la tradizione si intrecciano continuamente, la pinsa rappresenta una scelta vincente per i ristoratori che vogliono offrire ai propri clienti qualcosa di più di una semplice pietanza. Abbiamo esaminato l'importanza di ingredienti selezionati, una presentazione impeccabile e una promozione accattivante come pilastri fondamentali per rendere la pinsa non solo un piatto del menù, ma un'esperienza memorabile per chi la degusta.

L'equilibrio tra il rispetto della tradizione romana e l'innovazione dei metodi di cottura moderni, la cura nella scelta degli ingredienti locali e la capacità di comunicare attraverso storie autentiche che danno vita ai sapori, sono tutte strategie che possono fare la differenza nella percezione del cliente. Ricordiamo che la pinsa non è solo un'opzione gastronomica di tendenza, ma un'opportunità per raccontare una storia di qualità e passione, elementi che possono trasformare una semplice cena in un viaggio culturale e sensoriale.

La sfida per i ristoratori sarà quella di mantenere un ascolto attivo verso i propri clienti, interpretando i loro feedback e adeguando l'offerta per soddisfare i palati più esigenti. In questo modo, la pinsa potrà diventare un simbolo della vostra attenzione verso l'eccellenza e l'autenticità. Con questi consigli, il successo nel vendere la pinsa è a portata di mano: siete pronti a farvi conoscere come il luogo dove la tradizione della pinsa romana incontra la qualità e l'innovazione del vostro ristorante? Lasciate che ogni assaggio diventi un racconto indimenticabile e che ogni cliente diventi un ambasciatore della vostra passione per la gastronomia.

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La birra è una delle bevande alcoliche più popolari al mondo e, spesso, siamo portati a chiederci quale sia il suo impatto sulla nostra dieta e sulla salute in generale. In questo articolo, esploreremo i valori nutrizionali della birra, il suo potenziale effetto sull'aumento di peso e altri aspetti legati al consumo moderato di questa bevanda. Inoltre, forniremo utili suggerimenti su quale tipo e quantità di birra bere per mantenere un equilibrio con la dieta. Per farlo ci aiuterà il dietologo di Udine dott. Mauro Meloni.

Valori nutrizionali della birra

La birra è composta principalmente da acqua, cereali come l'orzo e il frumento, lievito e luppolo. Questa combinazione di ingredienti conferisce alla birra il suo sapore caratteristico e i suoi valori nutrizionali. In generale, la birra è moderatamente calorica, contenendo circa 150-200 calorie per una lattina o una pinta di dimensioni standard. Tuttavia, i valori specifici possono variare a seconda del tipo di birra e del suo tenore alcolico.

La birra fa ingrassare?

La domanda se la birra faccia ingrassare è comune tra coloro che seguono una dieta o cercano di mantenere il peso forma. È importante sottolineare che il consumo moderato di birra di per sé non è direttamente responsabile dell'aumento di peso. Ciò che determina l'incremento calorico è spesso l'eccesso di calorie derivante da un consumo eccessivo di birra e di altri alimenti.

Tuttavia, è importante notare che la birra contiene alcol, che ha un valore calorico relativamente elevato (circa 7 calorie per grammo). Inoltre, il consumo eccessivo di alcol può influenzare negativamente il metabolismo, favorendo l'accumulo di grasso corporeo.

Altri effetti della birra sulla salute

Oltre alla sua possibile influenza sul peso, è importante considerare gli altri effetti che la birra può avere sulla salute. La birra contiene una varietà di sostanze come antiossidanti, vitamine del gruppo B e minerali come il silicio, che possono offrire alcuni benefici per il corpo se consumati con moderazione. Alcune ricerche hanno suggerito che il consumo moderato di birra può avere effetti positivi sulla salute cardiovascolare e sulla densità ossea.

Tuttavia, è fondamentale sottolineare che il consumo eccessivo o incontrollato di birra può portare a problemi di salute, tra cui dipendenza dall'alcol, danni al fegato, aumento del rischio di malattie cardiovascolari e obesità. Pertanto, è importante mantenere un equilibrio e consumare birra in modo responsabile.

Quale e quanta birra bere per non ingrassare

Sebbene la birra possa essere inclusa in una dieta equilibrata, è consigliabile adottare alcune strategie per evitare l'eccesso di calorie. Ecco alcuni suggerimenti utili:

1. Scegliere birre leggere: le birre leggere o a basso contenuto calorico spesso hanno un

 ridotto contenuto alcolico e, di conseguenza, un minor apporto calorico. Optare per queste varietà può ridurre l'apporto calorico complessivo.

2. Controllare le porzioni: bere birra con moderazione è fondamentale per mantenere l'equilibrio calorico. Limitare il consumo a una o due unità al giorno può aiutare a gestire l'assunzione calorica complessiva.

3. Bilanciare con l'esercizio fisico: sebbene il consumo di birra moderato possa essere incluso nella dieta, è importante compensare l'apporto calorico con l'esercizio fisico regolare. Mantenere uno stile di vita attivo può contribuire a mantenere l'equilibrio energetico complessivo.

In conclusione, la birra può essere inclusa in una dieta equilibrata se consumata con moderazione. Tuttavia, è essenziale tenere conto delle calorie e dell'apporto di alcol, così come di altri effetti sulla salute. Seguire una dieta sana e bilanciata, unita a uno stile di vita attivo, è la chiave per mantenere un equilibrio tra il piacere di gustare una birra e la salute generale.

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La dieta della birra, come suggerisce il nome, si basa sull'assunzione di birra come fonte principale di calorie. Ma come funziona esattamente questa dieta? Innanzitutto, va detto che non esiste una vera e propria dieta della birra con un piano alimentare strutturato, ma si tratta più che altro di un approccio alimentare che prevede l'inserimento della birra all'interno di una dieta equilibrata. In pratica, la birra viene utilizzata come fonte di carboidrati, proteine e vitamine del gruppo B, e viene associata a pasti leggeri a basso contenuto calorico come insalate, verdure e proteine magre.

 

Quanto incide una birra sulla dieta?

Dipende dalla quantità e dalla frequenza di consumo. Una lattina di birra contiene in media 150 calorie, ma se si considera che una serata in compagnia può facilmente portare al consumo di diverse birre, il bilancio calorico diventa decisamente negativo. Inoltre, la birra contiene alcol, che ha un effetto negativo sulla capacità di bruciare i grassi e può stimolare l'appetito, portando a un aumento dell'assunzione calorica complessiva.

 

Come bere la birra e non ingrassare?

La soluzione non è eliminare completamente la birra dalla dieta, ma piuttosto imparare a bere in modo consapevole e responsabile. In primo luogo, è importante limitare la quantità di birra consumata e scegliere birre leggere a basso contenuto alcolico. In secondo luogo, è utile associare la birra a pasti leggeri a basso contenuto calorico e limitare l'assunzione di snack e alimenti ad alto contenuto calorico durante il consumo di birra. Infine, è importante non trascurare l'attività fisica e mantenere uno stile di vita attivo per aiutare il corpo a bruciare le calorie in eccesso.

 

Quante birre si possono bere in un giorno?

Non esiste una risposta univoca a questa domanda, poiché dipende dalle esigenze caloriche individuali e dal livello di attività fisica. Tuttavia, i nutrizionisti consigliano di limitare il consumo di alcol a un massimo di una o due bevande al giorno per gli uomini e una bevanda al giorno per le donne, nel rispetto delle linee guida suggerite dalla comunità scientifica per la prevenzione dell'obesità e delle malattie croniche. In ogni caso, è importante ricordare che la birra non può sostituire un pasto completo e vario e non può essere considerata una fonte nutrizionale completa.

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In primo luogo bisogna fare una differenza. L’intolleranza al glutine e la celiachia non sono la stessa cosa. La celiachia è difatti una malattia genetica non debellabile, sebbene ad oggi si possa tenere sotto controllo. L’intolleranza al glutine, invece, è una sensibilità elevata ad alimenti che lo contengono e talvolta, per stare meglio, basta semplicemente limitarne il consumo. Ad oggi esistono per questo infinite varianti di cibi e bevande senza glutine, ma non bisognerebbe mai agire senza chiedere il parere di un esperto. Se sai o sospetti di essere celiaco, o intollerante al glutine, non eliminarlo dalla tua alimentazione senza indagare in maniera approfondita.

 

Che alcolici può bere un celiaco?

Una persona malata di celiachia può bere vini, spumanti e distillati senza nessuna preoccupazione. Certo è che qualora si dovesse trattare di alcolici caratterizzati da ingredienti aggiuntivi (un esempio può essere la vodka alla pesca) allora in quel caso si tratterebbe di alcolici a rischio, i quali devono chiaramente avere esposto sull’etichetta la dicitura “Senza Glutine” per essere consumati. 

Per la birra l’attenzione dev’essere massima. Quasi tutte le birre ad oggi in commercio sono ottenute dalle fermentazioni di cereali, per questo motivo qualora un celiaco voglia comprarne una bottiglia dovrà assicurarsi della totale assenza di glutine all’interno. Ovviamente, il consumo di bevande alcoliche “Senza Glutine” dovrà essere comunque limitato, in quanto il glutine resterà comunque presente in piccolissime parti e possibili effetti collaterali non sono esclusi a priori.

 

Che differenze ci sono tra una birra “Senza Glutine” ed una birra normale?

Di birre “Senza Glutine” ne esistono di due tipi:

    • La Gluten Free: sono quelle che non presentano glutine perché prodotte con ingredienti privi naturalmente di questa proteina;
    • La birra privata del glutine: ovvero tutte quelle birre che presentano una percentuale di glutine molto ridotta tale da poter essere (moderatamente) assunta da chi ne è intollerante;

Per quanto riguarda la birra Gluten Free, la differenza con la birra classica c’è ed è sostanziale. Questo per nessun altro motivo se non per l’uso di ingredienti diversi da quelli classici. Una birra Gluten Free è creata con cereali come riso o mais, quinoa, grano saraceno, ma anche altri ingredienti come castagne e zucche. Non si tratta quindi di una variabile esclusiva per gli intolleranti, si tratta proprio di ricette diverse che nessun buon amante della birra non proverebbe. Per quanto riguarda, invece, la birra “classica” a basso contenuto di glutine la differenza sarebbe impossibile da trovare. Le due birre non solo sono identiche sotto un punto di vista visivo, ma anche nel gusto.

 

Quanti gradi ha la birra senza glutine?

Il grado alcolico di una birra dipende principalmente dalla quantità di zuccheri fermentescibili presenti, dalla tipologia di lievito e dalla fermentazione. Non c’è quindi un vero e proprio collegamento al cereale utilizzato. Il grado alcolico di una birra senza glutine può variare in piccola parte o addirittura rimanere identico, come nel caso della Peroni Glutee Free (4,7%).

 

Quali sono le birre senza glutine italiane?

Sarebbe impossibile elencare tutte le birre senza o a basso contenuto di glutine ad oggi in commercio. L’intolleranza al glutine e la celiachia non sono più disturbi secondo i quali le persone sono costrette semplicemente a eliminare il glutine dall’alimentazione. Sono solo delle semplici condizioni a cui abituarsi, grazie all’infinità varietà di alternative Glutee Free ad oggi disponibili a chiunque. Che voi stiate cercando una birra Glutee Free dal gusto particolare o una classica birra semplicemente riadattata alla vostra condizione, ricordatevi di prestare molta attenzione all’etichetta della birra scelta e andate sempre alla ricerca del “Senza Glutine” o alla lista degli ingredienti.

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La birra biologica è l'alternativa ecologica alla birra convenzionale. Sempre più birrifici offrono birre ecologiche e stanno convertendo le loro operazioni produttive al 100% biologico. La birra biologica ha vantaggi sia per la salute che per la protezione dell'ambiente. Spieghiamo in cosa consiste la Legge sulla purezza, cosa rende speciale la birra biologica e ti suggeriamo anche alcune buone marche che puoi acquistare.

Cosa dice la legge sulla purezza per la birra?

Luppolo, malto, lievito e acqua. Solo questi quattro ingredienti sono ammessi nella birra. Tuttavia, la legge sulla purezza non regola il modo in cui veniva coltivato il luppolo e se venivano usati fertilizzanti o pesticidi. Molte persone che apprezzano l’alimentazione ecologica e a basse emissioni vogliono quindi acquistare birra biologica. Ma che cos'è esattamente?

La differenza tra birra biologica e birra normale

La birra biologica può contenere solo luppoli e cereali provenienti da agricoltura biologica. Sono vietati i fertilizzanti e l'uso di additivi sintetici che migliorano la durata di conservazione delle materie prime. Se una birra è davvero biologica di solito si può vedere dal suo aspetto, poiché è più torbida della birra convenzionale. Il motivo: non chiarificare o conservare per pastorizzazione.

Anche se questo sarebbe consentito anche con la birra ecologica, la maggior parte dei produttori di birra biologici ne fa a meno, poiché vengono preservati più sapore e ingredienti. Di conseguenza, la birra biologica spesso non si conserva a lungo come la birra convenzionale, ma ha un sapore più intenso.

  • Etichetta e sigillo per birra biologica.
  • Utilizzo di materie prime provenienti da coltivazioni ecologiche e senza pesticidi.
  • Nessun utilizzo di estratto di luppolo, solo luppoli e malto non solforati.
  • Nessun conservante sintetico di conservazione per l'orzo.
  • Privo di additivi quali acido ascorbico e lattico, colorante caramello, anidride solforosa.
  • Sigillo di garanzia per il prodotto biologico.

I 10 migliori marchi di birra biologica

Queste birre sono per lo più prodotte da piccoli birrifici regionali. Sono tutte birre che puoi trovare in alcuni negozi di prodotti naturali, in erboristeria o in negozi dedicati ai prodotti di qualità. L'arte della birra e la tradizione di famiglia sono così preservate. Dunque, se ti piacciono le varietà innovative e i sapori limitati e stagionali, abbiamo selezionato per te alcune birre biologiche di ottima qualità.

  • Neumarkter Lammsbräu
  • Birra Decker
  • Glossner
  • Störtebecker
  • Harderner Bräu
  • Riedenburger
  • BrewDog
  • Wolfcraft
  • Birrificio La casa di cura

1. Neumarkter Lammsbräu

Il birrificio Lammsbräu di Neumarkt nell'Alto Palatinato è sicuramente il pioniere della birra biologica e da oltre 30 anni fa affidamento su una "legge sulla purezza ecologica". Le materie prime provengono da coltivazioni regionali, l'acqua dalla nostra sorgente minerale. Lammsbräu produce anche il malto stesso. La gamma comprende molte varietà differenti dal fondente al farro; disponibile anche birra senza glutine e senza alcol.

2. Birra Decker

La Decker Bier esiste solo dal 2014 e anche il concetto è nuovo: tutte le birre sono prodotte a mano e con ingredienti puramente naturali nei microbirrifici locali nella regione meridionale del Baden. Quindi Decker è una rete di birrifici. Tutti i birrifici rinunciano a pastorizzazione, filtrazione e coloranti. Decker Bier è anche socialmente impegnato.

3. Glossner

Il piccolo birrificio privato Glossner di Neumarkt esiste dal 1574 ed è ora prodotto nella 14a generazione. Nelle varie birre del birrificio vengono utilizzate solo materie prime provenienti dagli agricoltori della regione. Oltre ai gustosi classici, ci sono anche specialità di stagione come Dark Organic Radler.

4. Störtebecker

La Störtebecker Braumanufaktur di Stralsund ha sei ottime birre nella sua gamma. Ad esempio, la Übersee-Pils dalla forte acidità e la fruttata e piccante Bernstein-Weizen. Trovare una nuova birra preferita è particolarmente facile con la confezione da sei "scrigno del tesoro biologico".

5. Haderner Bräu

Birra biologica di Monaco: Haderner Bräu è il primo birrificio biologico di Monaco. Le birre sono guidate dalla natura e sono prodotte in piccole quantità in modo tradizionale e artigianale. Le materie prime provengono da piccole aziende biologiche della Baviera. La gamma comprende quattro varietà: chiara, birra di frumento, scura e IPA.

6. BrewDog

Questo giocatore potrebbe non essere tedesco, ma fa sempre scalpore e quindi non dovrebbe mancare in questa lista: BrewDog . Con il suo modello equity punk, il birrificio scozzese vuole rivoluzionare il mondo della birra. L'azienda è stata fondata nel 2007 da James Watt e Martin Dickie, annoiati dalla banale scena della birra del Regno Unito. Da allora, BrewDog si è anche finanziata attraverso il crowdfunding, implementando progetti innovativi e unici che non solo si traducono in una birra deliziosa, ma anche nella promozione della sostenibilità.

7. Riedenburg

Tra Monaco e Norimberga, Riedenburger produce birra da tre decenni, dal 1994 come il primo birrificio in Baviera ad essere al 100% puramente ecologico. Oltre ai soliti classici, Riedenburger propone anche una birra analcolica e una speciale birra biologica a base di grano antico.

8. Wolfscraft

Il birrificio è sinonimo di arte della birra responsabile e non convenzionale. Le birre sono prodotte secondo una tradizione secolare e fanno a meno di additivi come gli estratti di luppolo. I birrai di Monaco producono le birre a mano. A causa del tempo di maturazione fino a cinque volte più lungo rispetto alla produzione industriale, tutte le birre ottengono un gusto unico. Wolfscraft ha attualmente quattro diversi tipi di birra nella sua gamma: una birra leggera, una pilsner fresca, la super lager e una versione analcolica.

9. Birrificio La casa di cura

Il birrificio è stato fondato nel 2013 da 3 amici/soci con l'amore per la birra. Questa birra biologica reinterpreta in modo creativo la tradizione della birra. La gamma delle birre biologiche è eccezionale e ampia. Dalla classica pilsner alla lager fino alla birra di farro, tutto è incluso. In qualità 100% biologica e con tanto amore per l'arte della birra, per le materie prime e per la natura.

Conclusione: la birra biologica è più rispettosa dell'ambiente rispetto alla birra normale

La birra biologica non è solo meno dannosa per la salute. Per quanto riguarda l'ambiente, vale anche la pena scegliere l'opzione ecologica. Il miglior esempio: il luppolo convenzionale cresce in una monocoltura, che richiede molti pesticidi perché il terreno è molto più suscettibile ai parassiti. Le monocolture rimuovono i nutrienti dal terreno solo in modo molto unilaterale, il che significa che sono necessari sempre più fertilizzanti.

D'altra parte, il luppolo può crescere molto bene in permacultura, un metodo di coltivazione modellato sugli ecosistemi naturali. Le birre ecologiche utilizzano spesso il luppolo della permacultura; i produttori di birra biologici lavorano solo il luppolo che è stato coltivato senza protezione sintetica delle colture. Tutto sommato, la birra biologica è molto più rispettosa della natura e si basa su una coltivazione sostenibile e priva di pesticidi.

Sebbene le birre ecologiche rappresentino solo una piccolissima percentuale di tutte le birre disponibili sul mercato, la tendenza è arrivata da tempo sugli scaffali delle bevande. Se non vuoi trascurare la tutela della salute e dell'ambiente quando bevi una birra dopo il lavoro, puoi scegliere una delle numerose birre ecologiche e non devi fare a meno di una vasta gamma.

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Nel 2022 siamo tornati a viaggiare, a uscire, ad andare in vacanza. La moda riflette questa voglia di libertà, in particolare per quanto riguarda le borse più di tendenza: stile sbarazzino e vacanziero dettano le regole del gioco.

Prima di tutto, il 2022 ha visto il ritorno delle borse a mezzaluna. Già in voga negli anni 2000 , che sono tornati prepotentemente alla ribalta le borse a mezza luna o borse hobo sono state il must-have di quest’anno. Possono essere portate a mano e a spalla, e sono caratterizzate da una forma ad arco sottile, molto accentuato. Per il giorno, sono indicate borse hobo colorate da abbinare a jeans, pantaloni in lino o gonne. Per la sera invece, meglio scegliere borse a mezzaluna di pelle o ecopelle, con dettagli flou o borchie. Perfette con mini-abiti da abbinare con ballerine o tacchi, le borse a mezzaluna sono le vere protagoniste delle serate 2022. Molto di successo sono state le borse a mezzaluna piotante, verdi e nere, prodotte da tantissime case di moda in moltissimi colori e materiali.

Per le donne che amano di meno look sbarazzini e preferiscono atmosfere più classiche, è tornata invece di moda la borsa in rafia o paglia intrecciata. Adatta non solo al mare, ma anche alla città, le borse in paglia sono un vero must have per l’estate 2022. Conferiscono un tocco spensierato a chi le indossa, senza sacrificare l’eleganza e la semplicità. Le borse in rafia possono essere di diverse forme, dal secchiello, alla borsa tonda, alla maxi borsa. Il secchiello è stato proposto ad esempio da Jim Sanders. La maxi bag da Loewe. Una borsa in rafia è adatta ad ogni occasione d’uso, dall’aperitivo alla festa in spiaggia, dalla serata con le amiche alla cerimonia estiva.

E ancora, per chi non vuole mai rinunciare a un tocco glamour, basterà indossare una borsa simile alla Kenny di Givenchy. Molto ampia, con chiusura magnetica e tracolla con anelli, è tutto ciò che serve per rendere di tendenza qualsiasi look. Amata dalle giovanissime, può essere abbinata con jeans e sneakers di giorno, ma anche con un tubino la sera. Il lucchetto che decora la chiusura della borsa rende la borsa Kenny il luogo perfetto in cui custodire gli oggetti più importanti per la vita di tutti i giorni, impreziosendo l’outfit con linee contemporanee e decise.

Non è necessario rivolgersi a una casa di alta moda per acquistare una hobo bag, una borsa in paglia o una borsa Kenny che possa soddisfare le proprie esigenze. Tantissimi marchi produttori di vestiti eleganti economici propongono i modelli di borsa più di tendenza per il 2022. Per avere una panoramica dei marchi a cui affidarsi per trovare una borsa adatta alle proprie esigenze, è possibile consultare il sito Reviewbirds . Poi, scelta una casa di moda, basterà digitare il nome del modello di borsa desiderato per acquistare il prodotto scelto senza preoccupazione per la qualità e la sicurezza del prodotto. 

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