Un cocktail “scalciante”, che confonde la geografia e divide sull’utilizzo del cetriolo. Ma anche che, come tutti i grandi classici, subisce molte rivisitazioni… tra cui quella con la birra!
Il “mulo di Mosca”: sembra russo ma non lo è
Un cocktail fresco e dissetante, il cui nome evoca origini russe ma che in realtà è tutto americano. L’idea del Moscow Mule nasce infatti in un bar statunitense nel 1941, dall’incontro di due imprenditori (John. G. Martin e Jack Morgan), uno che tentava con scarso successo di distribuite negli Stati Uniti una vodka russa (la Smirnoff) e l’altro (proprietario di un locale rinomato di Hollywood, il Cock'n'Bull Tavern) che cercava di lanciare sul mercato la sua ginger beer. I due provarono a unire le loro materie prime e, per rendere il drink più aspro, capace di "scalciare come un mulo" nella gola di chi lo avesse bevuto, aggiunsero un po’ di lime. Il riferimento a Mosca, dunque, si deve unicamente alla presenza della vodka e non alle origini del cocktail. Per un certo tempo, tuttavia, i due tentarono di lanciare il drink con il nome di “Vodka Buck” (in quanto appartenente a quella categoria di bevande a base di Ginger Ale o Ginger Beer), ma questo nome non piacque al mercato, laddove invece il gusto del cocktail stava conquistando tutta l’America. Per questo intorno agli anni Cinquanta fu ribattezzato e da allora si chiamò solo “Moscow Mule”.
Il servizio (in rame) non è casuale
Il Moscow Mule è stato il primo drink della storia della miscelazione ad essere servito in una “tazza” di rame. La scelta di questo materiale non ha affatto un mero ruolo estetico, ma è funzionale innanzitutto a far sì che il contenitore (essendo il rame un ottimo conduttore) si raffreddi più velocemente, risultando subito pronta ad accogliere gli ingredienti da mescolare. La seconda motivazione (priva tuttavia di qualsiasi fondamento scientifico) vorrebbe che l’interazione tra il rame e l’acidità sia responsabile del particolare retrogusto acquisito dal cocktail.
Un successo senza tempo
Fin dalla sua invenzione, il Moscow Mule è divenuto uno dei long drink più in voga tra gli amanti del bere miscelato e dal 2011 fa parte della lista ufficiale dell'Associazione internazionale dei bartenders (Iba), che ne ha cristallizzato la ricetta (a base di solo Vodka, Ginger Beer, Succo di lime fresco e 1 fetta di lime) e il grado alcolico (circa 38,8%).
Ma come sempre avviene per le preparazioni divenute “classici” (che si tratti di food o di beverage), non mancano le rivisitazioni. Una di quelle più diffuse, come il Moscow Mule di Sonia Peronaci, prevede l’aggiunta di una fetta di cetriolo come guarnizione. Non si tratta di un ingrediente scelto a caso per il suo gusto fresco, ma probabilmente di un’interpretazione errata data da bartender dell’Est Europa che, facendosi ingannare dal nome, avrebbe voluto dare un “tocco russo”, richiamandosi all’usanza russa di accompagnare gli shottini di vodka liscia con dei cetriolini in salamoia da sgranocchiare.
Altre varianti sono:
- il London Mule: che contiene gin al posto della vodka;
- il Kentucky Mule: preparato con bourbon in sostituzione alla vodka;
- il Mexican Burro (noto anche come El Burro) che invece della vodka contiene la tequila.
- il Moscow Mulime, una rivisitazione tutta italiana, firmata Sanpellegrino: un long drink fresco e speziato che mantiene la vodka e il succo di lime, sostituendo però il Ginger Beer con il Sanbitter emozioni zenzero, dal sapore intenso.
Anche a base di birra
Il Moscow Mule è anche uno dei cocktail storici che sono investiti dalla nuova tendenza dei cocktail miscelati con la birra, utilizzata come ingrediente base in alternativa ai più comuni champagne o prosecco e aggiunta nel bicchiere sempre come ultimo ingrediente per non annullare l’effetto della fermentazione (ovvero per non perdere le caratteristiche bollicine).
Come sempre quello che conta è mantenere una certa armonia nei gusti, per questo al momento della scelta degli abbinamenti è importante ricordare che, come abbiamo scritto qui, ogni birra ha una propria intensità di gusto che si sposa bene con alcuni ingredienti piuttosto che con altri: per esempio le birre belga hanno un sapore erbaceo (“grassy” in inglese), che si sposa perfettamente con il gin, mentre le birre scure ad alta fermentazione, forti e decise, stanno meglio con la dolcezza del rhum.
Per quanto riguarda l’amarezza invece, è da tenere presente che nelle birre troppo luppolate può variare molto a seconda degli ingredienti con cui vengono miscelate, ed è quindi meglio evitarle. In ogni caso, come in tutti i settori (soprattutto d’avanguardia), il trucco è solo uno: sperimentare e assaggiare!
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